martedì 23 aprile 2013

Paradisi Perduti

Paradisi Perduti
di: Ursula K. Le Guin casa editrice: Delos Books collana: Odissea Fantascienza pag: 142 titolo originale: Paradises Lost



L'astronave Discovery  ha intrapreso un viaggio che la porterà alla scoperta di un nuovo mondo abitabile dagli esseri umani. Il viaggio, della durata di duecento anni, porterà i discendenti dei navigatori, la sesta generazione, verso una "Nuova Terra" (Shindychew) per raccogliere informazioni ed esplorare il pianeta al fine di inviare le informazioni sulla Terra, Dichew, (ormai al collasso a causa dell'eccessivo sfruttamento) e poi fare ritorno. Ma il viaggio che allontana la Discovery da Dichew, allontana anche le generazioni che la popolano da un mondo che non hanno mai conosciuto, chiedendo loro di abbandonare quello protetto e affidabile, l'astronave Discovery, che invece hanno imparato a conoscere e ad amare.

Paradisi Perduti è il resoconto di un viaggio esplorativo fantascientifico che è la metafora dell'evoluzione umana, che perde le sue origini e cerca delle risposte nell'unico mondo che conosce. Gli abitanti della Discovery vengono allevati nella conoscenza di cose che non hanno mai potuto osservare: nuvole, prati, cieli azzurri, il vento che ti sfiora. All'interno della Discovery non ci sono guerre o malattie, nessuno ha mai fame o freddo, non esistono privazioni, ma una società pianificata e controllata per essere funzionale a se stessa. Così, passando dalla generazione zero alla quarta generazione, quello che prima era importante o persino reale diventa un concetto astratto e superfluo, qualcosa che esula della realtà di ogni giorno. Attraverso gli occhi di  Hsing e Luis osserviamo quindi l'evoluzione di un mondo il cui cielo è costituito dalle pareti di un'astronave e la terra da un un morbido tappeto, e in cui le generazioni intermedie, quelle cioè che non conosceranno mai né la Terra, né il pianeta di arrivo, cercheranno una risposta alla propria esistenza. Ecco quindi la nascita di un culto pseudoreligioso, gli angeli, i quali finiscono col credere che la vera meta sia "il viaggio" e non l'arrivo sul nuovo pianeta. Ursula K. LeGuin ha una visione profonda e meditativa della natura umana, dei suoi meccanismi, delle sue necessità, che va al di là del racconto di fantascienza e diventa quasi un piccolo trattato di filosofia-stellare: se togli la Terra all'uomo cosa l'uomo chiamerà Mondo? Come l'uomo definisce e reinventa se stesso quando quello che gli viene insegnato non appartiene più alla realtà che conosce? Gli spunti di riflessione sono molti e ben orchestrati all'interno della storia, più di una volta ho pensato che le evoluzioni date alla narrazione fossero particolarmente azzeccate, legando la storia dei protagonisti a doppio filo con un evoluzione fantasiosa e realistica del romanzo e allo stesso tempo lasciando il lettore con molti interrogativi su come una situazione simile potrebbe evolversi in realtà. La narrazione inoltre è condita da una sufficiente dose di tensione su ciò che stà per succedere sulla Discovery, nel modo tipico e piacevole dei romanzi sci-fi, e con uno stile che se  non si potrebbe definire complesso o difficile, risulta comunque denso e particolare, e necessita di tutta l'attenzione del lettore per poter essere compreso. Una piccola chicca per gli amanti della fantascienza, e una lettura interessante per chi si pone domande sulla natura umana e sul bisogno di schemi in cui riconoscersi e definirsi. Paradises Lost è un racconto che venne pubblicato sull'antologia "The Birthday of the World" nel 2002. Consigliato agli amanti della fantascienza, ma anche al filosofo che è in ognuno di voi. Voto: 8

Un brano tratto dal libro:

"Per quanto tu fossi civilizzato, il corpo rimaneva qualcosa di selvatico, selvaggio, naturale. Doveva mantenere le sue funzioni animali, o morire. Non poteva mai essere pienamente domato, pienamente controllato. [...] Le uniche cose che si poteva controllare perfettamente erano inanimate: la materia del mondo, gli elementi e composti, solidi, liquidi o gas, e gli artefatti che se ne ricavavano. E chi era a controllare, a civlizzare la mente? Era civilizzata? Controllava se stesa?"

2 commenti:

  1. Sembra davvero interessante, ci farò un pensierino, visto il tuo giudizio positivo!

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    1. E' un romanzo molto breve, ma è pieno di spunti interessanti. :)

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