giovedì 23 maggio 2013

Topolino 3000

Topolino n°3000

Mercoledì 22 Maggio 2013 è stato il giorno dell'uscita del numero 3000 di Topolino. Il Sogno del Drago non poteva non partecipare all'evento, che vede un'edizione speciale del mitico topo con extra-foliazione e dediche speciali. Il volumetto presenta infatti 322 pagine contro le solite 150/160 , una copertina parzialmente in rilievo , 14 storie, le dediche in calce alle pagine e una caccia al tesoro su internet! Ma andiamo con ordine.

Le quattordici storie sono tutte a tema "3000", con l'intervento di molti autori noti di Topolino e così intitolate:
  1. Pippo, Gambadilegno e... il colpo da 3000 (soggetto e sceneggiatura: Tito Faraci disegni: Giorgio Cavazzano colori: Mirka Andolfo)
  2. Zio Paperone e il Tiranno dei Mari (soggetto e sceneggiatura: Francesco Artibani disegni: Corrado Mastantuono colori: Mirka Andolfo)
  3. Topolino e il sorprendente 3000 (soggetto, sceneggiatura e disegni: Casty)
  4. Peperinik e la Grande Caccia alla Numero 3000 (soggetto e sceneggiatura: Marco Bosco disegni: Andrea Freccero)
  5. Qui, Quo, Qua e le Prelibatezze a Km 3000 (soggetto e sceneggiatura: Teresa Radice disegni: Stefano Turconi)
  6. Tip, Tap e la Combinazione Fortunata (soggetto  e sceneggiatura: Augusto Macchetto disegni : Lorenzo Pastrovicchio
  7. Indiana Pipps e i 3000 anni incompiuti (soggetto: Bruno Strada disegni: Massimo De Vita)
  8. 3000 Metri sopra il cielo di Paperopoli (soggetto, sceneggiatura e disegni: Silvia Ziche) ( storia che comprende la "caccia al tesoro" su internet)
  9. Archimede & Edi e il Cacciatore di Passato (soggetto e sceneggiatura: Roberto Gagnor disegni: Clausio Sciarrone colori: Elisa Braglia)
  10. Gastone e la Bolletta n° 3000 (soggetto e sceneggiatura: Carlo Panaro disegni: Marco Gervasio)
  11. Eta Beta l'uomo del 3000 (soggetto e sceneggiatura: Fabio Michelini disegni: Francesco D'Ippolito)
  12. La Banda Bassotti e il Raduno dei 3000 (+1) (soggetto, sceneggiatura e disegni: Enrico Faccini)
  13. Ciccio e la Partita numero 3000 (soggetto e sceneggiatura: Riccardo Secchi disegni: Alessandro Perina)
  14. Paperino Paperotto e l'amico del 3000 (soggetto e sceneggiatura: Bruno Enna disegni: Roberta Migheli)
Il numero è corredato di numerose dediche: alcune in forma di "tweet" contrassegnate da un uccellino rosa, blu o verde a seconda che si trattasse rispettivamente di Vip, Team di Topolino o Lettori, e riportate in calce alle pagine, oppure sotto forma di disegni (sempre a tema 3000) su pagine dedicate. Il numero 3000 esce inoltre in corrispondenza del completo restyling del sito Topolino.it, con nuovi funzioni e soprattutto con la possibilità di partecipare alla succitata "caccia al tesoro" della pagina mancante  finale della storia n° 8. Per partecipare alla caccia al tesoro non è necessario iscriversi e dopo alcuni semplici giochi è possibile ottenere il pdf stampabile a colori della pagina agognata.  Il volume presenta anche delle pagine "di presentazione" prima di ciascuna storia dove sono riportati i tanti personaggi comparsi sulle pagine di Topolino in tutti questi anni.

Personalmente ho particolarmente apprezzato le storie n°1, 9 e 12. La prima per la storia molto carina e il disegno tratteggiato a matita, dai colori che sembrano acquerelli con il mio adoratissimo Pippo (yuk!) alla cui sceneggiatura ha partecipato Tito Faraci. La n° 9 per il disegno moderno e i colori brillanti, e soprattutto per la storia sci-fi davvero bella che mi ha ricordato i meravigliosi tempi di PKNA. Ed infine la n° 12 per avermi fatto conoscere un incredibile marea di Bassotti da ogni parte del Globo. Nel complesso in realtà mi sono piaciute tutte le storie, e una menzione va sicuramente a quella di Silvia Ziche (la n°8) che fa un'umoristica e Paperonesca versione di Tre metri sopra il cielo.

Se volete accaparrarvi una copia di Topolino 3000 vi consiglio di affrettarvi, perché già ieri pomeriggio molte persone su twitter non erano riuscite più a trovarlo. Qui sotto potete vedere Starry con la mia copia.



Qui il sito di Topolino.it
Qui la caccia al tesoro

mercoledì 22 maggio 2013

Lo strano mondo di Alex Woods

Lo strano mondo di 
Alex Woods
di: Gavin Extence casa editrice: Garzanti pag: 343 titolo originale: The Universe Versus Alex Woods



Alex Woods ha alle spalle una vita fuori dal comune. Non ha mai conosciuto suo padre, sua madre gestisce un negozio di spiritismo, all'età di dieci anni è stato colpito da un meteorite e soffre di epilessia. A scuola si sente diverso dagli altri e ben presto diventa vittima dei bulli. Inseguito da tre ragazzi, Alex finisce nel giardino del Signor Peterson che ben presto diventerà un amico fuori dal comune. Ma nella vita di Alex le cose fuori dal comune sono molte, e presto si troverà nel mezzo della notte, sotto una pioggia battente alla frontiera di Dover...

Lo strano mondo di Alex Woods è un racconto a flashback, che inizia dalla fatidica notte piovosa alla frontiera di Dover, quando Alex è ormai diciassettenne. Il titolo orginale, "L'universo Vs Alex Woods",  rende forse meglio lo spirito con cui questo libro è stato scritto e centra maggiormente l'intenzione dell'autore. Quello di Alex Woods infatti è un percorso che lo porta a confrontarsi con l'universo e a cercare un modo di definirlo in relazione a tutti gli eventi di cui sarà protagonista. Un meteorite cambia la sua vita all'età di dieci anni rendendolo diverso dagli altri, a causa dell'epilessia e della cicatrice sulla sua testa e, in relazione a quanto l'universo gli ha fatto, Alex cercherà di vivere in un modo che gli appartenga davvero. Se infatti il suo essere differente gli procurerà diversi guai, allo stesso tempo gli consentirà di capire che non vuole essere diverso da quello che è. Lo spazio siderale gli ha lanciato un messaggio e Alex Woods risponderà nel modo che sentirà essere il migliore. Ma il confronto con l'universo del protagonista non è un percorso solitario, la conoscenza con lo scorbutico Signor Peterson, reduce del Vietnam, lo porterà a porsi domande sull'esistenza e ad affrontare anche il tema della libertà personale, vissuta come pieno possesso sulla prorpia esistenza dalla vita fino alla morte, nel rispetto della libertà degli altri.  Entreranno in gioco i libri di Kurt Vonnegut che proprio sul tema della libertà, della vita e della morte saranno i mediatori del messaggio su cui poi si basa tutta la vicenda del protagonista. Cosa è dunque vivere? Cosa è veramente essere liberi? Domande molto difficili se si è solo adolescenti come Alex. Gavin Extence scrive un romanzo con un intento narrativo ben preciso e, nonostante le tematiche forti, lo fa con una levità sufficiente ad affrontare anche il più tragico dei temi senza troppi sentimentalismi o tentativi di impietosire. Alex infatti non è un eroe tragico e la sua storia, narrata in prima persona, riserva anche dei momenti del tutto spensierati e un po' sornioni. Quello che forse non riesce in pieno a Gavin Extence è il suo tentativo di fare un melting pot fra la già difficile situazione di Alex e quello che poi accadrà con Peterson, come se avesse iniziato a parlare della storia di un'adolescenza e poi avesse deciso bruscamente di inserirci anche temi come la morte e l'eutanasia. Sebbene, tramite il flashback iniziale, il lettore sappia già cosa ci si aspetterà dal racconto, è come se tutta la storia di Alex, per quanto interessante, fosse usata solo come mezzo per arrivare a quella di Peterson. E' chiaro l'intento narrativo, ma nel momento in cui ci si affeziona al personaggio l'attenzione non è più puntata su di lui e questo un po' dispiace, si vorrebbe sapere ancora qualcosa in più . Ma probabilmente quello che era più caro all'autore era il messaggio complessivo del libro, forse più importante anche dei protagonisti stessi e in cui Vonnegut sarà, tramite i suoi scritti, un intermediario importante. In definitiva un libro che si lascia leggere facilmente, scorrevole, con personaggi ben definiti e anche qualche riflessione apprezzabile e ben scritta sul mondo della prima adolescenza. Consigliato a lettori che apprezzano i libri che sembrano surreali, ma trattano temi reali , agli adolescenti che non hanno paura di temi forti e chi apprezza storie in parte  tristi ma non strappalacrime. Voto: 7.

Un brano tratto dal libro:

"In caso non lo sappiate, in seconda media la diversità non viene celebrata. In seconda media essere diverso è il peggior crimine che si possa commettere. Anzi, è praticamente l’unico crimine che si possa commettere. Questo perché la maggior parte delle cose che l’onu bollerebbe come crimini contro l’umanità in seconda media non sono considerate tali. La crudeltà è permessa. La brutalità è permessa. L’arroganza è permessa. La superficialità è ben accetta. I gesti eclatanti di violenza sono permessi. È permesso ricavare piacere dall’umiliazione degli altri. Ficcare la testa di qualcuno nel water è permesso (a maggior ragione se la vittima è uno sfigato e la tazza è sporca). Nessuna di queste cose mette a repentaglio il tuo status sociale. Ma essere diverso, be’, quello è imperdonabile. È la migliore scorciatoia per la Terra dei Paria. Un paria è un individuo che viene escluso dalla parte dominante della società. E se sai tutto questo a dodici anni, probabilmente è perché sei anche tu un abitante della Terra dei Paria"



Di fianco la copertina originale inglese

martedì 21 maggio 2013

Librerie elettroniche e Pericolosi Saltatori

Cari utenti del Drago,
è un bel po' di tempo che non facciamo quattro chiacchiere, colgo quindi l'opportunità in occasione della mia iscrizione a due nuove librerie virtuali su internet, Goodreads e Wuz ( che si aggiungono a quella di anobii), e faccio una precisazione su un fatto riportato in una delle mie recensioni di Aprile, ossia L'ambasciatore di Marte alla corte della Regina Vittoria di Alan K.Baker.

In coincidenza con il Salone del libro di Torino, conclusosi con successo ieri, il sito italiano Wuz ha inaugurato una nuova libreria virtuale gratuita che attualmente è ancora in fase beta, ma che promette bene per il futuro. La nuova libreria di Wuz permette di importare tutti i libri presenti sulle librerie di anobii o Goodreads tramite un file  CSV (che potete facilmente ottenere mediante "esporta dati") o inserendo direttamente ciascun libro manualmente. Personalmente non sono riuscita ad utilizzare il file CSV di anobii, per cui ho prima creato una libreria su Goodreads (sempre mediante CSV di anobii) e poi col file CSV di Goodreads ho creato la libreria su Wuz. All'appello mancano ancora diversi libri, poiché Goodreads non mi ha indicizzato i libri dell'edicola, ma l'aggiusterò un po' alla volta con il tempo. La libreria di Wuz al momento permette di valutare i libri con una "scheda di valutazione multipla" con voti su trama, personaggi, stile, incipit e finale, ricavandone un voto complessivo che ne è la media (con voti da 1 a 10). E' possibile diventare "amici" di altri utenti e collocare i libri nelle sezioni che si preferisce fra "la mia libreria, stanza, casa" e aggiungere anche libri fuori catalogo, inoltre è possibile creare gruppi di discussione e diventare fan di un autore. In linea di massima Wuz non è ancora in grado di battere anobii o goodreads, ma come ho precisato, è una versione Beta, quindi le cose miglioreranno con il tempo (si spera). Il vantaggio di Wuz consiste nel fatto di essere sviluppato da un team italiano e pertanto, fornire forse una maggiore possibilità futura di interazione e richieste di cambiamenti (come prima, si spera). Io mi sono iscritta subito per assicurarmi il nick stravaganza, quindi se ci tenete al vostro nick vi invito a fare lo stesso. Se volete aggiungermi come amica le mi due nuove librerie su Wuz e Goodreads sono queste:

Wuz

Ma veniamo ai saltatori. Ad Aprile ho recensito il libro di Alan K. Baker L'ambasciatore di Marte alla corte della Regina Vittoria in cui l'autore inseriva un inquietante personaggio denominato "Jack il saltatore". All'epoca associai questo nome  ad una rivisitazione fantasiosa di "Jack lo squartatore", ma leggendo un'altro libro ho scoperto che Jack il Saltatore è un personaggio del folklore inglese del periodo Vittoriano, descritto come un essere metà uomo metà diavolo in grado di spiccare portentosi balzi, che si divertiva a spaventare ed assalire ignari passanti. Quella di Alan K. Baker ne è quindi una rivisitazione in chiave steampunk-sci-fi. Per saperne di più vi lascio le pagine di wikipedia italiana e inglese:

Detto questo, Oh utenti, vi saluto e vi invito a spiccare un balzo sulle mie librerie! :)

giovedì 16 maggio 2013

La regina degli scacchi

La regina degli scacchi

di: Walter Tevis casa editrice: Minimum Fax collana: Minimum classics  pag: 377 titolo originale: The Queen's Gambit 



Beth Harmon ha otto anni  è orfana e vive  presso l'istituto Methuen Home di Mount Sterling nel Kentucky. I bambini accolti nell'istituto ricevono tutti una pillola di tranquillante due volte al giorno e sono tenuti a rispettare molte regole. Un giorno Beth scopre, nello scantinato della scuola, il custode, signor Shaibel, giocare da solo a scacchi ed in breve il fascino del gioco l'avvolge in spire sempre più strette. Mentre sviluppa una pericolosa dipendenza da tranquillanti e la direttrice le proibisce di giocare a scacchi  nonostante la sua eccezionale bravura, Beth continua a coltivare dentro di sé la sua passione, che la porterà in seguito ad entrare nel mondo degli scacchisti professionisti.

La Beth descritta da Walter Tevis è una bambina che sembra essere sommersa e soffocata dalla vita dell'orfanotrofio, con le sue regole fatte apposta per annientare lo spirito che c'è dentro di lei e verso cui Beth prova un rigido distacco e senso di rifiuto. Attraverso l'utilizzo dei tranquillanti,  Beth trova l'unico modo di allontanare da sé l'ansia che la divora per una vita che non la rappresenta e non la capisce.  Quando l'uso dei tranquillanti viene vietato, Beth, che ne  è ormai dipendente, si troverà ad un bivio di assoluto terrore.  La passione per gli scacchi resta per lei l'unica dimensione a cui sembra appartenere, in cui il suo straordinario talento matematico si sviluppa e si definisce. Beth non si piace fisicamente e non si riconosce nel mondo di regole e ipocrisia della Methuen, dove l'unica figura che le diverrà cara sarà quella della ragazza di colore Jolene, ragazzina sprezzante e tenace a cui si legherà in uno strano rapporto di odio-affetto. Al di fuori della Methuen Beth farà di tutto per riuscire a ritrovare la strada che le appartiene davvero, quella del gioco degli scacchi, e a cui poi si aggrapperà saldamente. Beth ha un talento innato e non comune che in breve la porterà a vincere sfide e campionati e la proietterà verso la ricerca di importanti titoli nel settore. Walter Tevis ricostruisce una figura tenace e determinata, ma allo stesso tempo fragile nel suo rapporto con il mondo, da cui Beth si allontana mediante i tranquillanti prima e l'abuso d'alcol poi.  L'unico vero ponte fra Beth e gli altri restano gli scacchi. Anche all'interno di tutta la confusione generata dalle sue dipendenze e dalle sue paure Beth riuscirà a definire se stessa solo nel gioco che le appartiene con lacci indissolubili. Se infatti nel corso della storia Beth avrà delle storie amorose, queste saranno sempre vissute con  distacco, mentre tutto quello che fa vibrare realmente la  sua sfera emotiva rimarrà legato alla sua passione e al suo talento per il gioco. La regina degli scacchi però non è solo la storia di una incredile scacchista, ma anche la narrazione di un mondo (quello degli scacchi) in cui le donne sono ancora viste come delle estranee, non ancora pienamente accettate o riconosciute per il loro valore e in cui Beth si farà strada con tenacia. Walter Tevis ha unito in questa storia alcune sue personali vicende, la dipendenza da tranquillanti e l'abuso d'alcol, con la parziale ricostruzione in chiave romanzata della straordinaria carriera scacchistica di un giocatore americano realmente esistito Bobby Fischer, a cui si è quasi sicuramente ispirato. Nonostante la descrizione tecniche di numerosissime partite giocate, il libro resta leggibile anche per chi, come me, non conosce il gioco degli scacchi, attraverso le descrizione dei sentimenti e degli stati d'animo di Beth che divengono un buon interprete di ciò che accade sulla scacchiera. In definitiva un libro interessante e particolare che si lascia leggere anche dai non addetti ai lavori. Consigliato a chi ama gli scacchi, a chi vuole saperne qualcosa di più e a chi cerca una storia insolita. Voto: 7


mercoledì 15 maggio 2013

Timmy Frana

Timmy Frana
il detective che risolve ogni grana (o quasi)

di: Stephan Pastis casa editrice: Sperling & Kupfer collana: Pandora pag: 293 titolo originale: Timmy Failure: Mistakes Were Made illustrazioni: Stephan Pastis



Timmy Frana ha una missione nella vita: risolvere difficilissimi casi investigativi. Per questo Timmy ha fondato un'agenzia investigativa insieme al suo artico socio Super: un orso polare di settecento chili. La sede della società è l'armadio della mamma e il suo socio sembra combinare più guai che altro, ma Timmy non demorde. Con un intuito investigativo decisamente "speciale", Timmy si appresta a risolvere casi shock come la scomparsa di dolcetti di Halloween di Gunnar.




Potrei dire che questo è il primo caso di libro illustrato e scottanti casi investigativi, ma mentirei. La Sogno-Del-Drago-Investigations ha già avuto fra le mani diverse matasse da sbrogliare, come il caso del "Bubble-Gum di Praga" o il mistero dei "Pastelli dalla Memoria Corta", ma queste sono altre storie... Veniamo al geniale Timmy e al suo socio candido come la neve. Se la mia agenzia non avesse il successo che ha vi affiderei sicuramente e senza remore alle mani esperte di questo giovane dalla grande fantasia e dall'incredibile talento ( e credetemi quando dico incredibile). Timmy ha un fiuto per gli eventi che trascende l'ovvio per diventare immaginifico e superbamente originale. Non date retta a chi, come Rollo Secchia, si ferma alla banalità degli eventi e fornisce spiegazioni del tutto ovvie, Timmy vede cose che sfuggono all'occhio del comune osservatore, e non possiamo quindi che manifestare stima e consenso per cotanto giovanile ingegno. Se poi uniamo alla sue vicende delle vignette del tutto spassose e calzanti ecco che otteniamo la quadratura del cerchio. Ma non illudetevi pensando che le cose siano semplici come appaiono, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ecco quindi che Timmy e la sua agenzia saranno presto minacciate dalla concorrenza di una persona che, per rispetto a Timmy, non nomineremo, ma che il nostro protagonista proprio non sopporta, e le cui perfide trame tenterà più volte di sventare. Stephan Pastis scrive e illustra un libro per bambini simpatico e burlone, che è il brillante connubio fra una storia molto semplice, ma per niente scontata, e una  strip comica che si dipana per tutto il libro. Seppur costruito per essere rivolto ad un pubblico giovanissimo, il libro risulta piacevole anche a chi, con grande ironia, si approccia a leggerlo senza  troppi paletti mentali. Personalmente ho trovato la storia carina e le vignette azzeccate, e devo dire che se non avessi Starry (il mio fido Drago) che mi accompagna nelle mie mille avventure potrei fare un pensierino su un orso polare ( -Su Starry non mettere il broncio ora, scherzavo!- Draghi! la potenza di fuoco di un vulcano e la sensibilità di un cucciolo di foca!).  In definitiva una lettura veloce, con disegni divertenti, che tiene compagnia con buon umore. Consigliato a lettori giovani, a chi adora le strip comiche, a lettori adulti che sanno immedisimarsi in un investigatore adorabilmente pasticcione. Voto: 7  e mezzo.

Un brano dal libro:

"Ah, forse dovrei dire qualcosa sulla Franamobile. In effetti di per sé non si chiama Franamobile. Si chiama monopattino a motore ed è di mia mamma, l’ha vinto a una lotteria. E ha anche stabilito regole ferree su quando e come posso usarlo."


lunedì 13 maggio 2013

Wonder

Wonder
di: R.J. Palacio casa editrice: Giunti Junior collana: Biblioteca Junior pag: 288 titolo originale: Wonder copertina: Tad Carpenter



August Pullman si sente un ragazzino assolutamente normale, e lo sarebbe se non fosse affetto da una malattia genetica che determina una gravissima alterazione facciale. Per dieci anni August è stato istruito in casa dalla madre, ma ora, alle soglie della prima media entrambi i suoi genitori decidono che è giunto il momento che frequenti per la prima volta una vera scuola. Fra mille paure e insicurezza Auggie inizia un percorso che sarà una sfida per se stesso e per quelli che lo circondano.

Wonder, la parola che dà il titolo al libro di R.J.Palacio, non ha il solo significato di "stupore o meraviglia", ma anche quello di "chiedersi" "domandare a se stessi". R.J. Palacio si ispira per questa scelta alla canzone omonima di Natalie Merchant (citata nel testo), anch'essa incentrata sul tema della diversità fisica. Stupore incredulo è quello che si delinea sulla faccia di chi vede Auggie per la prima volta, e troppo spesso, vera e propria paura. Auggie ha solo dieci anni, ma ha già amaramente imparato come può essere dura l'esistenza per qualcuno che porti un fardello pesante come il suo. Il suo viso è una strana maschera che nasconde il semplice bambino che si cela dietro di essa e il cui unico desiderio è quello di avere una vita normale. Giunto alla scuola privata Beecher Prep, Auggie ingaggia una dura lotta di accettazione e confronto, che non gli risparmierà bullismo o emarginazione, ma che sorprendentemente gli svelerà anche un lato speciale degli altri, la meraviglia di poter conquistare l'amicizia e l'affetto di alcuni, di comprendere che la vera sfida è quella di essere se stessi nonostante tutto. R.J.Palacio non scrive una storia strappalacrime, ma nemmeno risparmia i duri colpi della vita che Auggie si trova a dover affrontare. Attraverso la narrazione alternata del protagonista e di altri cinque personaggi presenti nella vicenda, scopriamo i sentimenti e le emozioni contrastanti di chi si trova ad essere nell'orbita del pianeta Auggie. La musica segnerà più volte le pagine del racconto, con citazioni di brani appositamente scelti per fare da colonna sonora alle diverse fasi della storia, e che vengono poi riportati tutti in appendice al libro con gli indirizzi dei video su youtube. La storia di August è sicuramente rivolta ad un pubblico giovane, ma non per questo risulta semplicistica o infantile, cercando di coinvolgere emotivamente il lettore e farlo riflettere, ma senza essere mai pedante. Nelle Faq sul libro nel suo sito, R.J.Palacio scrive che la decisione di scrivere Wonder nacque in seguito al suo incontro in un parco, mentre portava i suoi figli a prendere un gelato, con una bambina affetta da una grave deformazione cranio-facciale.  La reazione del suo bimbo di tre anni, che spaventato aveva iniziato a piangere disperato, l'aveva portata ad allontanarsi velocemente dal parco per non ferire la bambina. Quello che accadde in realtà mentre si allontanava fu che la madre della bambina, con voce calma e dolce disse di andare via, come se quella fosse l'ennesima volta che succedeva,  e l'autrice capì di aver peggiorato le cose con la sua fuga frettolosa. Questa scena, ricostruita all'interno del libro,  è il fulcro che spinse l'autrice, mortificata per il suo errore, a scrivere di un tema così difficile. Ripensando a quello che avrebbe dovuto realmente fare in quella occasione decise di mettersi nei panni di chi vive una realtà così difficile ogni giorno. Quello che ne viene fuori è una favola dolce-amara, che fa affezionare ad August e che cerca di trasmettere a chi legge un messaggio molto importante: accettare gli altri e cercare di mettersi nei loro panni. Se arrivati a questo punto vi state chiedendo cosa R.J. abbia scelto per i suoi lettori, e cioè un happy ending o un finale da lacrimoni a cascata, vi lascerò con il dubbio, dicendovi solo che mi è piaciuto, ma potrebbe sembrare poco realistico ai più cinici. Nel complesso un libro scorrevole e interessante quanto basta. Consigliato a lettori di tutte le età. Voto: 7 e mezzo

Don't judge
 a book boy
by its cover  his face



Qui il sito dell'autrice

Qui il booktrailer in inglese del libro che in America ha avuto uno straordinario consenso di pubblico.

venerdì 10 maggio 2013

La sfida di Kazam

La sfida di Kazam
 di: Jasper Fforde casa editrice: Mondadori collana: I Grandi pag: 285 titolo originale: The Song of the Quarkbeast




Jennifer Strange, amministratore, in assenza del grande Zambini,  della casa di incanti Kazam,  una delle due case di incanti presenti nel Regno di Re Snobb, e concorrente della iMagic capeggiata dall'Onnipotente Blix, è incaricata di ricostruire un ponte crollato utilizzando la magia di almeno sei maghi. Qualcuno però è interessato all'utilizzo della magia per trarne profitto, e prima che Jennifer possa farci qualcosa la Kazam viene sfidata ad un certame magico per la ricostruzione del ponte. La casa d'incanti che vincerà la sfida fornirà a sua maestà Re Snobb un mago nella funzione di Mistico di Corte e il controllo sull'uso della magia. Le cose per la Kazam si faranno complicate...

Ad ogni Quarkbestia corrisponde una Quarkbestia uguale e contraria. Ebbene sì,  potete tirare un sospiro di sollievo, sebbene il mio riassunto fosse completamente privo di quarkbestie vi posso assicurare che la sfida di Kazam non ne sarà certo priva. Non lasciatevi fuorviare dal titolo italiano, perchè nelle originali intenzioni dell'autore quello che vi apprestate a leggere è in realtà un libro dal titolo "La canzone della Quarkbestia". I più timorosi di voi potrebbero avere qualcosa da ridire per l'intrinseca natura delle  Quarkbestie ( per un decimo labrador e per il resto un misto di Velociraptor e tritatutto), ma non c'è vera storia magica che non contempli un po' di sano terrore, inoltre Quarky, la mia Quarkbestia onoraria, ci teneva anche stavolta a essere presente nella rece. Quark! Ma bando alle ciance, veniamo a noi (no Quarky le ciance non sono di metallo e nemmeno commestibili): nuovamente Hereford e il Regno di Re Snobb sembrano essere minacciati dai loschi piani di conquista della corona, che immemore dei precedenti fallimentari tentativi, cerca di volgere le arti magiche a proprio vantaggio. Chi infatti controlla la magia può scegliere di metterla al servizio di tutti, come la Kazam, o mirare ad utilizzarla per scopi molto meno nobili, ma molto più remunerativi. Se a questo si associano poi gli intenti ancora meno nobili di un noto mago, lo Onnipotente Staordinario Blix,  le cose diventano ancora più complicate che mai.  Attorniata da maghi improbabili, alci caduchi, orfanelli impertinenti e geniali, e sovraccarichi magici, Jennifer Strange si troverà di nuovo a sbrogliare il bandolo della matassa di una storia brillante e ironica, piena di inevitabili cattivi e di misteriosi incantesimi di maledizione. Come promesso non mancheranno Quarkbestie e intrighi da sventare, il tutto con il consueto pestifero humour  di Jasper Fforde, che ci delinea maghi e incantatori molto sopra le righe, ma proprio per questo ancora più  divertenti. Hereford, e più in generale i Regni Disuniti, costituiscono, con le loro contraddizioni e stramberie un mondo più simile al nostro di quanto vorremo, e Jasper Fforde strizza l'occhio al lettore che non può fare a meno di sospirare e sorridere al contempo. Consigliato a chi ha letto e apprezzato "L'ultimo Drago", (con l'avvertenza che, nonostante la copertina, questo libro ha diverse Quarkbestie ma nessun drago), a chi apprezza i libri pieni di Humour non-sense, a chi vorrebbe una Quarkbestia e a chi si chiede che fine abbia fatto Zambini. Ok Quarky adesso puoi salutare: Quark! Voto: 8


Di Jasper Fforde ho già recensito "L'ultimo drago" precedente capitolo nella serie "The Chronicles of Kazam"

giovedì 2 maggio 2013

Dio odia il Giappone. Romanzo d'amore e fine del mondo

Dio odia il Giappone
Romanzo d'amore e 
fine del mondo
di: Douglas Coupland casa editrice: ISBN collana: I vinili pag: 224 illustrazioni: Michael Howatson titolo originale: God hates Japan




Hiro Tanaka è alla ricerca di risposte. Conclusi gli studi superiori si trova a dover fronteggiare una realtà in cui non si riconosce e  un sistema di cui non riesce a fare parte. Rivolgendosi ad un suo futuro clone di un ipotetica lontana realtà, racconta le sue vicende e le sue riflessioni.

Caro Clone, se fra molti, moltissimi anni, dovessi leggere questa mia recensione potresti probabilmente porti questa amabile domanda (io me la farei, e in fondo non sei gene dei miei geni? O più disneyanamente piume delle mie piume?): di cosa parlava Dio odia il Giappone? Ebbene caro clone sappi che a distanza dalla tua fantasmagorica realtà (anche a te fa schifo la rucola? chissà..ma non divaghiamo) le risposte potrebbero non essere del tutto semplici. Hiro Tanaka si muove in un Giappone che finge di recitare una parte assegnatagli molto tempo fa. Il Giappone vuole i suoi figli parte integrante di una comunità precostituita e ben delineata, ove ogni bravo giapponese, come la tessera di un mosaico, sappia esattamente dove incastrarsi e quale ruolo svolgere. Quello che il meccanismo ben oliato del Giappone non prevede però è il declino di valori in cui nessuno sembra voler più credere. La funzionale macchina chiamata Giappone comincia a mostrare più di una crepa, sbuffa e mantiene un ritmo che non è più quello di ciascun giapponese. Hiro Tanaka, che si muove come un outsider ai margini di questo schema, si chiede cosa il Giappone stia facendo a se stesso e ci mostra la realtà di giovani giapponesi che fra droghe, sballi di ogni tipo e lavori saltuari sembrano non voler incarnare in nessun modo il prototipo nazionale. La ricerca interiore di Hiro, il suo sbalordimento per ciò che non riesce a penetrare di quello che lo circonda, parte dalla conversione di alcune compagne di classe al mormonesimo, visto, come tutto ciò che è straniero o gaijin, come un intrusione e una farsa. Hiro ci parla in prima persona, e in particolare si rivolge al suo immaginario clone, con una rabbia che sembra rivolta al mondo intero, ma che poi si traduce in un odio bellicoso verso la rigidità degli schemi giapponesi, senza però venirne mai veramente a capo, senza riuscire a batterli davvero. Non mancano gli spunti sarcastici o i momenti drammatici, legati sempre alla realtà giapponese, e rivolti anche al mondo al di fuori del Giappone che viene visto come qualcosa da disprezzare e qualcosa a cui allo stesso tempo anelare. Douglas Coupland si immedesima in un ragazzo giapponese moderno e allo stesso tempo resta indiscutibilmente uno straniero che cerca di capire il giappone, amarlo , farsi accettare, per poi  esserne rigettato, il tutto mai detto per sua stessa voce, ma inevitabilmente tradotto dalle parole di Hiro. Perchè dunque Dio odia il Giappone? Hiro vi racconta la sua storia, a voi lettori ( e a voi cloni) l'ardua sentenza. Consigliato a chi cerca un insolito punto di vista sul Giappone, a chi vuole una lettura rapida e particolare e a chi si sta chiedendo come sarebbe il suo clone. Caro Clone la rece è finita, chissà se ti piacerà. Voto: 7.