Dio odia il Giappone
Romanzo d'amore e
fine del mondo
di: Douglas Coupland casa editrice: ISBN collana: I vinili pag: 224 illustrazioni: Michael Howatson titolo originale: God hates Japan
Hiro Tanaka è alla ricerca di risposte. Conclusi gli studi superiori si trova a dover fronteggiare una realtà in cui non si riconosce e un sistema di cui non riesce a fare parte. Rivolgendosi ad un suo futuro clone di un ipotetica lontana realtà, racconta le sue vicende e le sue riflessioni.
Caro Clone, se fra molti, moltissimi anni, dovessi leggere questa mia recensione potresti probabilmente porti questa amabile domanda (io me la farei, e in fondo non sei gene dei miei geni? O più disneyanamente piume delle mie piume?): di cosa parlava Dio odia il Giappone? Ebbene caro clone sappi che a distanza dalla tua fantasmagorica realtà (anche a te fa schifo la rucola? chissà..ma non divaghiamo) le risposte potrebbero non essere del tutto semplici. Hiro Tanaka si muove in un Giappone che finge di recitare una parte assegnatagli molto tempo fa. Il Giappone vuole i suoi figli parte integrante di una comunità precostituita e ben delineata, ove ogni bravo giapponese, come la tessera di un mosaico, sappia esattamente dove incastrarsi e quale ruolo svolgere. Quello che il meccanismo ben oliato del Giappone non prevede però è il declino di valori in cui nessuno sembra voler più credere. La funzionale macchina chiamata Giappone comincia a mostrare più di una crepa, sbuffa e mantiene un ritmo che non è più quello di ciascun giapponese. Hiro Tanaka, che si muove come un outsider ai margini di questo schema, si chiede cosa il Giappone stia facendo a se stesso e ci mostra la realtà di giovani giapponesi che fra droghe, sballi di ogni tipo e lavori saltuari sembrano non voler incarnare in nessun modo il prototipo nazionale. La ricerca interiore di Hiro, il suo sbalordimento per ciò che non riesce a penetrare di quello che lo circonda, parte dalla conversione di alcune compagne di classe al mormonesimo, visto, come tutto ciò che è straniero o gaijin, come un intrusione e una farsa. Hiro ci parla in prima persona, e in particolare si rivolge al suo immaginario clone, con una rabbia che sembra rivolta al mondo intero, ma che poi si traduce in un odio bellicoso verso la rigidità degli schemi giapponesi, senza però venirne mai veramente a capo, senza riuscire a batterli davvero. Non mancano gli spunti sarcastici o i momenti drammatici, legati sempre alla realtà giapponese, e rivolti anche al mondo al di fuori del Giappone che viene visto come qualcosa da disprezzare e qualcosa a cui allo stesso tempo anelare. Douglas Coupland si immedesima in un ragazzo giapponese moderno e allo stesso tempo resta indiscutibilmente uno straniero che cerca di capire il giappone, amarlo , farsi accettare, per poi esserne rigettato, il tutto mai detto per sua stessa voce, ma inevitabilmente tradotto dalle parole di Hiro. Perchè dunque Dio odia il Giappone? Hiro vi racconta la sua storia, a voi lettori ( e a voi cloni) l'ardua sentenza. Consigliato a chi cerca un insolito punto di vista sul Giappone, a chi vuole una lettura rapida e particolare e a chi si sta chiedendo come sarebbe il suo clone. Caro Clone la rece è finita, chissà se ti piacerà. Voto: 7.
L'idea del clone mi attira, ma diciamo che non mi convince tanto... non ho mai letto Coupland, magari inizio da un altro suo romanzo per conoscere l'autore.
RispondiEliminaLe parti rivolte al clone si alternano con quelle in prima persona, diciamo che è uno "mezzo narrativo". Il romanzo più famoso di Coupland credo sia Generazione X, magari quello è più bello. :)
EliminaCiao, spero mi scuserai se il mio commento non ha nulla a che fare con ciò che hai scritto, ma volevo segnalarti che sul mio blog c'è un premio per te, spero non ti dispiaccia. Ecco il link: http://libri-mes-amours.blogspot.it/2013/05/liebster-award-discovere-new-blog.html
RispondiEliminaBuona serata, Jane
Ciao Jane! Grazie per il premio. Passo dal tuo blog! :)
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