La regina degli scacchi
di: Walter Tevis casa editrice: Minimum Fax collana: Minimum classics pag: 377 titolo originale: The Queen's Gambit
Beth Harmon ha otto anni è orfana e vive presso l'istituto Methuen Home di Mount Sterling nel Kentucky. I bambini accolti nell'istituto ricevono tutti una pillola di tranquillante due volte al giorno e sono tenuti a rispettare molte regole. Un giorno Beth scopre, nello scantinato della scuola, il custode, signor Shaibel, giocare da solo a scacchi ed in breve il fascino del gioco l'avvolge in spire sempre più strette. Mentre sviluppa una pericolosa dipendenza da tranquillanti e la direttrice le proibisce di giocare a scacchi nonostante la sua eccezionale bravura, Beth continua a coltivare dentro di sé la sua passione, che la porterà in seguito ad entrare nel mondo degli scacchisti professionisti.
La Beth descritta da Walter Tevis è una bambina che sembra essere sommersa e soffocata dalla vita dell'orfanotrofio, con le sue regole fatte apposta per annientare lo spirito che c'è dentro di lei e verso cui Beth prova un rigido distacco e senso di rifiuto. Attraverso l'utilizzo dei tranquillanti, Beth trova l'unico modo di allontanare da sé l'ansia che la divora per una vita che non la rappresenta e non la capisce. Quando l'uso dei tranquillanti viene vietato, Beth, che ne è ormai dipendente, si troverà ad un bivio di assoluto terrore. La passione per gli scacchi resta per lei l'unica dimensione a cui sembra appartenere, in cui il suo straordinario talento matematico si sviluppa e si definisce. Beth non si piace fisicamente e non si riconosce nel mondo di regole e ipocrisia della Methuen, dove l'unica figura che le diverrà cara sarà quella della ragazza di colore Jolene, ragazzina sprezzante e tenace a cui si legherà in uno strano rapporto di odio-affetto. Al di fuori della Methuen Beth farà di tutto per riuscire a ritrovare la strada che le appartiene davvero, quella del gioco degli scacchi, e a cui poi si aggrapperà saldamente. Beth ha un talento innato e non comune che in breve la porterà a vincere sfide e campionati e la proietterà verso la ricerca di importanti titoli nel settore. Walter Tevis ricostruisce una figura tenace e determinata, ma allo stesso tempo fragile nel suo rapporto con il mondo, da cui Beth si allontana mediante i tranquillanti prima e l'abuso d'alcol poi. L'unico vero ponte fra Beth e gli altri restano gli scacchi. Anche all'interno di tutta la confusione generata dalle sue dipendenze e dalle sue paure Beth riuscirà a definire se stessa solo nel gioco che le appartiene con lacci indissolubili. Se infatti nel corso della storia Beth avrà delle storie amorose, queste saranno sempre vissute con distacco, mentre tutto quello che fa vibrare realmente la sua sfera emotiva rimarrà legato alla sua passione e al suo talento per il gioco. La regina degli scacchi però non è solo la storia di una incredile scacchista, ma anche la narrazione di un mondo (quello degli scacchi) in cui le donne sono ancora viste come delle estranee, non ancora pienamente accettate o riconosciute per il loro valore e in cui Beth si farà strada con tenacia. Walter Tevis ha unito in questa storia alcune sue personali vicende, la dipendenza da tranquillanti e l'abuso d'alcol, con la parziale ricostruzione in chiave romanzata della straordinaria carriera scacchistica di un giocatore americano realmente esistito Bobby Fischer, a cui si è quasi sicuramente ispirato. Nonostante la descrizione tecniche di numerosissime partite giocate, il libro resta leggibile anche per chi, come me, non conosce il gioco degli scacchi, attraverso le descrizione dei sentimenti e degli stati d'animo di Beth che divengono un buon interprete di ciò che accade sulla scacchiera. In definitiva un libro interessante e particolare che si lascia leggere anche dai non addetti ai lavori. Consigliato a chi ama gli scacchi, a chi vuole saperne qualcosa di più e a chi cerca una storia insolita. Voto: 7
Non amo gli scacchi, anzi mi sta pure antipatico il gioco (forse perché non lo capisco e allora mi comporto come la volpe con l'uva!) però sto libro sembra davvero interessante! So che mi ritroverei a saltellare le pagine dove vengono descritte azioni scacchistiche e roba varia, ma sì, me lo segno comunque. E poi è Minimum Fax, mi fido!
RispondiEliminaIo non ci ho mai giocato e a dama sono una schiappa, però il libro mi è piaciuto lo stesso. Le partite viene comunque voglia di leggerle, anche se ammetto che ad un certo punto ho cercato notizie sul web per capire cose tipo "alfiere campochiaro". E poi la copertina con il lego era troppo carina *___*
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